Ciambella Ciociara

Ciammelle Ciociare: 

Sora e Veroli a Confronto

Il profumo della tradizione

C’è un profumo che, più di ogni altro, riesce a raccontare la Ciociaria: quello della ciambella appena sfornata. È un aroma che unisce famiglie, paesi, generazioni. Non è un dolce, come molti pensano, ma una preparazione salata, semplice e ricca di significato. La ciambella ciociara non è solo pane: è un gesto rituale, un simbolo di festa, un passaggio di saperi che affonda le radici nella cultura contadina.

Ancora oggi, a Sora e a Veroli – due borghi uniti da storia e tradizioni ma distinti nelle sfumature – questa ciambella si prepara con orgoglio. Ogni paese ha la sua versione, la sua forma, il suo sapore. Ed è proprio da queste differenze che nasce la ricchezza della nostra terra.

Un po’ di storia: la ciambella della festa

Le origini della ciambella ciociara risalgono a quando il pane bianco era un lusso e ogni occasione speciale diventava motivo per preparare qualcosa di “diverso”. La ciambella veniva realizzata per Pasqua, matrimoni, battesimi o per omaggiare ospiti importanti. Le donne la impastavano all’alba, la lasciavano lievitare lentamente, poi la bollivano e infine la cuocevano nei forni comuni del paese. Un rituale collettivo, fatto di mani e di pazienza.

L’aggiunta dei semi di anice le conferiva un profumo inconfondibile, mentre la forma ad anello, a volte intrecciata, simboleggiava unità e prosperità. Non mancava mai nei cesti donati agli sposi o portati alle madrine e padrini di battesimo.

Due borghi, due ciambelle: Sora e Veroli a confronto

In apparenza simili, nella sostanza profondamente diverse. La ciambella sorana e la ciambella verolana raccontano due stili, due gesti, due anime della stessa Ciociaria.

A Sora, la ciambella è più rustica, meno lavorata, con un impasto più spesso e generoso. La sua caratteristica principale è la mollica abbondante, che si sviluppa grazie a una lavorazione semplice e diretta. Non viene intrecciata, ma modellata a mano in forma circolare, con qualche taglio decorativo in superficie. Una volta bollita e cotta al forno, sprigiona tutto il profumo dell’anice, offrendo una consistenza piena, morbida dentro e croccante fuori. È la ciambella “del cuore”, quella che riempie e sazia.

A Veroli, invece, la ciambella diventa più elegante nella forma. L’impasto viene lavorato più a lungo e intrecciato con cura, creando un anello sottile e raffinato. Il risultato? Meno mollica, più croccantezza. L’aspetto è quasi artistico: ogni famiglia aveva la sua maniera di intrecciarla, tramandata come un segreto prezioso. Anche qui l’anice è protagonista, ma in alcune versioni si aggiunge una leggera nota di pepe nero, per un gusto più deciso.

La tecnica della bollitura prima della cottura, comune ad entrambe le versioni, ha radici antiche: serviva a sigillare l’impasto e garantirne la conservazione, soprattutto quando la ciambella veniva portata in viaggio o donata in occasione di cerimonie.

Due Ricette, una sola Anima


La Ciambella Sorana – Ricetta tradizionale

Ingredienti (per circa 4 ciambelle)

  • 1 kg di farina tipo 0
  • 20 g di sale
  • 25 g di lievito di birra fresco (oppure 7 g secco)
  • 500 ml circa di acqua tiepida
  • 100 ml di olio extravergine d’oliva
  • 2 cucchiai abbondanti di semi di anice
  • (facoltativo) un pizzico di zucchero per attivare il lievito

Procedimento

  1. Preparare il lievitino (facoltativo ma consigliato):
    Sciogliere il lievito in un bicchiere d’acqua tiepida con un pizzico di zucchero e un po’ di farina. Lasciar fermentare per circa 30 minuti.

  2. L’impasto:
    In una ciotola capiente (o su una spianatoia), versare la farina, il sale e i semi di anice. Aggiungere l’olio e gradualmente l’acqua (compreso il lievitino, se preparato).
    Impastare energicamente per almeno 10-15 minuti fino ad ottenere una massa liscia ed elastica.

  3. Prima lievitazione:
    Coprire l’impasto con un panno umido e lasciarlo lievitare in luogo tiepido per circa 2 ore, finché non raddoppia di volume.

  4. Formatura:
    Dividere l’impasto in 4 pezzi. Formare delle ciambelle rotonde senza intreccio, lasciando il buco centrale ben aperto (tende a richiudersi durante la cottura).
    Si possono praticare dei tagli obliqui sulla superficie per facilitare la cottura e renderle più rustiche.

  5. Bollitura:
    Portare a ebollizione una pentola d’acqua leggermente salata. Tuffare le ciambelle una alla volta per pochi secondi (quando salgono a galla, si possono togliere). Scolare su un canovaccio pulito.

  6. Cottura:
    Sistemare le ciambelle su una teglia leggermente unta o foderata di carta forno. Cuocere a 180°C in forno statico per circa 30-35 minuti, finché non diventano dorate e croccanti.

Lo facevano così perché…

La bollitura serviva non solo a sigillare l’impasto, ma anche a prolungarne la conservazione: un tempo la ciambella doveva durare giorni, magari da portare durante i lunghi spostamenti o per i pastori che salivano in montagna.

Varianti e consigli moderni

  • Puoi aggiungere all’impasto una manciata di semi di finocchio per un aroma diverso.
  • Per una crosticina più brillante, spennella le ciambelle con olio d’oliva prima di infornarle.
  • Si può usare anche lievito madre, allungando i tempi di lievitazione.

L’ingrediente che fa la differenza

Senza dubbio l’anice: non solo profumo, ma memoria liquida della Ciociaria. Se puoi, usa i semi interi, magari leggermente tostati prima di impastarli.

“A Sora la ciambella si faceva per amare. Non per sfamare.”

 



La Ciambella Verolana – Ricetta della tradizione

Ingredienti (per circa 4 ciambelle)

  • 1 kg di farina tipo 0
  • 20 g di sale
  • 25 g di lievito di birra fresco (oppure 7 g secco)
  • 450 ml circa di acqua tiepida
  • 80 ml di olio extravergine d’oliva
  • 2 cucchiai di semi di anice
  • (facoltativo) una punta di pepe nero macinato
  • 1 cucchiaino di zucchero (per attivare il lievito)

Procedimento

1. Attivazione del lievito: 

Sciogli il lievito in acqua tiepida con lo zucchero e un po’ di farina. Lascia fermentare per 30 minuti.

2. Impasto: 

Unisci farina, sale, semi di anice e pepe (se desiderato). Versa l’olio e l’acqua poco alla volta, incorporando anche il lievitino. Impasta energicamente fino a ottenere una massa morbida e liscia.

3. Lievitazione: 

Copri l’impasto e lascia lievitare per 2 ore in un luogo caldo.

4. Intreccio:

Dividi l’impasto in 4 parti. Formare i filoncini lunghi e unisci le estremità per creare la forma circolare.

5. Bollitura:

Bolli le ciambelle intrecciate una alla volta in acqua leggermente salata, giusto il tempo che salgano a galla. Asciugale bene su un canovaccio.

6. Cottura:

Disponi su teglia con carta forno. Cuoci a 180°C per 30-35 minuti finché non saranno dorate, con crosta croccante e cuore più compatto.

Lo facevano così perché…

La treccia non era solo estetica: simboleggiava l’unione della famiglia, la solidità del legame, e il gesto lento dell’intreccio era quasi una preghiera manuale. A Veroli, ogni famiglia aveva la sua “firma” nella forma.

Varianti e consigli moderni

  • Alcuni aggiungono un pizzico di peperoncino per un gusto più deciso.
  • Ottima da accompagnare con formaggi stagionati o salsiccia secca.
  • Se vuoi una finitura brillante, spennella con tuorlo d’uovo prima della cottura.

L’ingrediente che fa la differenza

La forma: l’intreccio crea una distribuzione del calore diversa, rendendo la ciambella verolana unica anche nella consistenza. Una vera opera d’artigianato da forno.

“A Veroli le ciambelle si intrecciano come le storie, lente, forti, vere.”


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